I SANTUARI A REPIT E IL RITO DELLA DOPPIA MORTE. Il caso di Madonna di Trava, a cura di Elisa Sartori.

I SANTUARI A REPIT E IL RITO DELLA DOPPIA MORTE. Il caso di Madonna di Trava, a cura di Elisa Sartori.

Il fenomeno dei santuari à répit è largamente diffuso nella Francia centro-orientale e lungo l’arco alpino; spesso i casi sono conosciuti tramite documenti d’archivio (atti notarili, documenti del Sant’Uffizio).
Il rito svolto in questi santuari prevedeva diverse fasi e culminava con il presunto ritorno in vita, seppur per pochi secondi, del neonato, portato al santuario dai genitori stessi, per essere battezzato.
In seguito a questi (labili) segni di vita, si celebrava il battesimo, che portava immancabilmente alla morte definitiva del neonato, il quale poi veniva sepolto nei pressi della chiesa.
In Friuli Venezia Giulia esiste un caso ben documentato di santuario che praticava il rituale della doppia morte, cioè il santuario di Madonna di Trava a Lauco, attivo a partire dalla seconda metà del XVI secolo, sulla scia dei riti praticati presso il santuario di Maria Luggau, a Lesachtal, in Carinzia.
Dei riti qui praticati esistono numerose testimonianze: atti notarili relativi al riconoscimento dell’avvenuto battesimo, ex voto tutt’ora conservati, numerosi documenti d’indagine e memoriali redatti dall’Inquisizione locale.
Nonostante la denuncie e i processi, l’attività di Trava continuerà anche in seguito alla condanna di papa Benedetto XIV (1755).

Conferenza tenuta on line il 27 giugno 2020 per la Società friulana di archeologia odv, in collaborazione con UNI.VO.C.A. Torino nell’ambito del progetto “Agorà del Sapere”.

Video:
https://youtu.be/K5yO5y9m2UI