AQUILEIA (Ud). L’impresa archeologica del XX secolo: gli scavi per creare le moderne fognature.

AQUILEIA (Ud). L’impresa archeologica del XX secolo: gli scavi per creare le moderne fognature.

Pochi, che non siano propriamente aquileiesi e anche di una certa età, sono a conoscenza della maggiore impresa archeologica del XX secolo, ossia gli scavi eseguiti per la costruzione delle moderne fognature e di quanto essa abbia significato per la città.
Essi furono il frutto di un dibattito e di numerose iniziative politiche che portarono alla promulgazione di una legge statale (la 121 del 1967) con la quale si finanziavano per cinque anni, dal 1967 al 1971, gli scavi e la valorizzazione del patrimonio archeologico nell’area da Aquileia alla via Romea, con una dotazione annua di 200 milioni di lire, pari ad alcuni milioni di euro attuali.
Il lungo processo di elaborazione – e spesso di contrapposizione – tra le diverse realtà chiamate prima a progettare, quindi a gestire i lavori è stato ricostruito in un volume appena uscito a cura di Maurizio Buora, Stefano Magnani e Lodovico Nevio Puntin, che si intitola Archeologia, politica e società. Gli scavi per le fognature di Aquileia 1968-1972 edito nella collana Archeologia di frontiera, della Società friulana di archeologia.
Gli autori hanno consultato gli archivi del Comune di Aquileia, del Museo archeologico nazionale di Aquileia, della 12a Ripartizione del Genio militare (per le vicende delle caserme per il reparto missilistico) e si sono avvalsi, per la ricostruzione del “clima” dell’epoca, con le attese della popolazione e le vicende successive alla scadenza della legge, di numerosi articoli di giornale di quell’epoca.
Da parte sua Lodovico Nevio Puntin, che successe al sindaco Andrian promotore dell’iniziativa, compie un ampio excursus sulla storia delle istituzioni culturali di Aquileia e del sentire della popolazione.
Egli rivendica la capacità di una classe politica uscita dalla resistenza di porsi come efficace controparte rispetto agli organi istituzionali, i quali per la loro storia spesso sono apparsi insensibili alle esigenze della popolazione. Dal contrasto, spesso aspro, sono però state elaborate alcune linee di comportamento, anche in ambito normativo e legislativo, che oggi sembrano ovvie e sono divenute buona prassi.
Gli altri autori hanno ricostruito lo svolgimento degli scavi nelle varie zone della città e offerto un sintetico panorama dei loro risultati. Per quanto inediti e privi di una completa documentazione, da essi emergono in ogni caso elementi di grande interesse per la conoscenza del tessuto urbanistico, ad esempio delle mura, dell’andamento delle strade, della planimetria di alcune chiese e di numerose case private.
Lo scavo di Piazza Capitolo, rimasto completamente inedito, ha portato a una miglior conoscenza dello sviluppo del complesso ecclesiastico, dell’annesso episcopio e anche del suo abbandono e utilizzo di gran parte dell’area come cimitero. Molte notizie riguardano anche le attività produttive, per quanto i metodi di scavo (e di documentazione) allora vigenti non abbiano permesso di avere informazioni più dettagliate.
In conclusione la collaborazione tra istituzioni locali (Comune) e gli organi periferici dello Stato (Soprintendenza), imposta dalla legge stessa, si è realizzata solo in parte e non è divenuta in seguito una prassi duratura. I lavori non hanno portato al previsto ampliamento del paesaggio archeologico aquileiese, della cui estensione molti si aspettavano nuove attrattive turistiche per la città.

Il volume è stato presentato venerdì 9 luglio ad Aquileia da Omar Monestier, direttore dei quotidiani “Messaggero Veneto” e Il Piccolo”.

Fonte: messaggeroveneto.gelocal.it, 8 lug 2021